ABD del Cesanese

L'ABD del Cesanese è un'area territoriale a Nord della provincia di Frosinone racchiusa da un gruppo di Comuni che fanno parte dell'Associazione dei Comuni SER.A.F.:

  • Acuto,
  • Fiuggi,
  • Paliano,
  • Piglio,
  • Serrone,
Il territorio ha una sua distintività. Essa è identificata dal disciplinare del vino Cesanese del Piglio che un DOCG prodotto nella zona a nord della provincia di Frosinone, sulle pendici del monte Scalambra. Ve ne fanno parte i comuni di Piglio, Serrone, Acuto, Paliano e Anagni. Gli amministratori dei comuni di questo territorio nel 2007 avviarono un programma di formazione intervento che coinvolse gli Enti locali, le associazioni imprenditoriali, le imprese produttrici, le scuole e le associazioni del luogo. Il programma generò la convinzione dell'opportunità di costituire un' ABD (un'area di business distintivo) all'interno dell'Associazione SER.A.F. di cui la maggior parte dei comuni citati facevano parte proprio perché le strategie di valorizzazione, promozione e sviluppo del territorio risultavano evidentemente peculiari. Infatti i partecipanti al programma definirono e formalizzarono le strategie da perseguire e sottoscrissero un protocollo d'intesa con le organizzazioni del territorio e con l'associazione degli albergatori di Fiuggi per consolidare le necessarie alleanze per ottenere risultati condivisi. Da questa iniziativa ha preso maggiore forza anche l'iniziativa di costituzione della Strada del vino Cesanese che ha sviluppato poi molte dei programmi attuativi indicati nel documento strategico.

Il Vino Cesanese
Il Cesanese è stato il primo ciociaro e potersi fregiare dal 1973 del marchio D.O.C. La leggenda vuole che ad impiantare la prima barbatella di questo pregiato frutto, fosse un frate benedettino di Cesena, da cui il nome Cesanese, ma a parte questo non si hanno notizie certe sulle origini di questi vitigni. Numerosi studiosi concordano nel ritenere che il Cesanese derivi dal gruppo delle antiche "Alveole" (i vitigni rossi coltivati lungo le pendici delle collinette vulcaniche degradanti da Ariccia verso il mare) descritte da Plinio il Giovane nel libro XIV della Naturalis Historia citando la ricca produzione di vino dei Castelli Romani. Il Prosperi stesso ipotizzò la riconducibilità di tali Alveole alla famiglia dei cesanesi. L’identificazione di un particolare vitigno, basandoci solo su queste testimonianze, si mescola dunque con la vocazione della zona. Questa tesi è rafforzata dal fatto che, dopo la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non ha mai perso la sua continuità con il passato e ha sempre mantenuto un ruolo importante come testimoniano i numerosi atti notarili inerenti i terreni vitati custoditi nell'archivio capitolare di Anagni. Altre testimonianze ci dicono che la prelibatezza dei vini del Piglio spinse ad esempio l’imperatore Nerva a costruire nella zona la sua residenza imperiale, furono i prediletti da Federico II di Svevia per le sue battute di caccia, dai papi Innocenzo III e Bonifacio VIII. Resta comunque assodato che la viticoltura è stata sempre praticata dai contadini della zona ad altissimi livelli come testimoniò il Mancini che, alla fine dell’800, rimase stupefatto da come venissero seguiti in modo quasi maniacale i precetti di Columella. Lo stesso Ottaviano Bottini, agronomo e professore universitario di origine pigliese, nel suo studio sul “Cesanese del Piglio” del 1938 sottolineò come la pratica dei sovesci e della promiscuità delle colture arboree non fosse solo legata ad esigenze alimentari ma alla necessità di mantenere sempre “vivi” i terreni. Fu l’Acerbi comunque ad usare per primo il nome di “Cesanese” , descritto come vitigno “atto a produrre un vino generosissimo, acini sferoidi, azzurri, nerastri”, seguito dal Di Rovasenda che parla di un “Cesanese nero” vitigno della campagna romana. Mengarini e Mancini introducono, alla fine dell’’800 la distinzione tra le sottovarietà “Affile” (detto dal Mancini Affile o Piglio) e “Comune” quest’ultimo caratterizzato da acino molto più grosso del primo. La distinzione ampelografica seguiva l’area di coltivazione: l’area collinare del complesso vulcanico dei Castelli Romani per il “Comune”, una parte dell’alto frusinate per la varietà “Affile” o “Piglio”. Negli anni settanta vennero stilati ed applicati i disciplinari di produzione delle tre D.O.C. attualmente esistenti; nei programmi ministeriali ognuno di questi disciplinari doveva essere “supportato” da una Cantina Sociale con la manifesta intenzione di creare massa critica tra le centinaia di viticoltori esistenti. I progetti, con fasi altalenanti di conduzione, vennero realizzati solo per le D.O.C. Cesanese del Piglio e Cesanese di Olevano mentre il comprensorio di Affile non riuscì ad organizzarsi in una struttura di questo tipo compromettendo la produzione viticola e il rischio della revoca del disciplinare di produzione. Da apprezzare e premiare le piccole aziende che fino ad allora avevano sempre continuato a lavorare in questo settore e la fiorente Cantina Sociale, grazie alla loro tenacia si assiste alla ripresa della voglia di 13 reimpiantare e vitificare questo nobile vitigno, forti di una nuova consapevolezza delle sue peculiarità e potenzialità. Oggi lo scopo principale delle aziende vitivinicole di questa zona è quello di mantenere inalterate le caratteristiche del Cesanese e degli altri vini della zona (Passerina del Frusinate) conciliando le antiche tecniche artigianali con le esigenze conseguenti l’allargarsi della conoscenza e del consumo di questi pregiati prodotti finora conosciuti da una piccola e fortunata elite di buongustai. il Cesanese del Piglio DOC, caratterizzato da un colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento, alcolico, con un profumo caratteristico e tipico che ricorda l’ambiente di origine. Il suolo di origine vulcanica ricoperto di marne, argille ed arenarie, il terreno scosceso che impedisce eventuali ristagni d'acqua, la protezione dai venti più freddi e l’esposizione verso sud ed ovest, che assicurano un clima mediamente temperato, mai nebbioso e con rare gelate primaverili fanno di questa una zona di buone potenzialità enologiche.